Educazione e sviluppo cognitivo, FAMIGLIA

Mamma ho il ciclo

assorbenti-ciclo

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Il ciclo.

“Mamma”

“Si?”

“Ho le mutande sporche di sangue”.

Mi madre spalanca gli occhi e dice: “Prima di tua sorella?!”

Al momento non ho capito.

Mi ero preparata tutte le spiegazioni possibili, perché a casa mia quando succedeva qualcosa, dovevi avere la risposta pronta.

Se sanguini vuol dire che ti sei fatta male, quindi dove sei stata, quando sei caduta, come, c’era qualcuno con te etc, etc.

Quel giorno no, inspiegabilmente non ci sono state domande.

Solo un serafico “sei diventata signorina!”

Io pensavo già di esserlo, o meglio, mi era ben chiaro di essere femmina visto che mi mettevo le gonne. Ma quell’essere signorina mi suonava oscuro.

Mi ha portata in bagno, mi ha fatto mettere un assorbente dei suoi- ai tempi mi sembrava un materasso gigantesco e mi ha detto “Guarda che questa è una cosa che puzza, quindi lavati spesso e non farti toccare dai maschi”.

Ora: voi dovete sapere che l’educazione sessuale nella mia famiglia consisteva nel sentirsi dire “Lo capirai da grande” in merito a qualsiasi questione. Quella frase del non farmi toccare dai maschi non mi era chiara. Ero infetta? Sporca? Che mi stava succedendo? Perché?

Dopo un attimo mia madre ha cominciato a fare il giro di telefonate ai parenti annunciando quello che secondo lei era una specie di lieto evento e per me un dramma.

Una cosa che era toccata in sorte a me e non ancora a mia sorella più grande, che mi avrebbe seguita a ruota di lì a qualche mese. Ero un’appestata, una messa alla gogna, una paria che se ne stava sul divano tenendosi la pancia e piangendo. Soprattutto quando mia madre mi ha detto “succederà tutti i mesi”.

Ci ho messo un po’ di tempo, o meglio, di anni a convincermi che dopotutto non era una cosa tanto male e valeva la pena farci la pace, col ciclo mestruale.

Di fatto è stato un dramma non sapere nulla e capirci ancor di meno quando mi è arrivato.

Ero all’oscuro di tutto. Gli assorbenti della mamma erano nell’armadietto del bagno per qualche suo oscuro problema contenitivo, non certo per qualcosa che sarebbe successo anche a me.

Non farò così con mia figlia.

Tra le cose fastidiose che le ho tramandato, come i peli e la carnagione troppo chiara, ci sono anche le mestruazioni. Ma voglio che se le viva bene: la farò giocare con l’app dell’Iphone per tenere il conto dei miei giorni e fare amicizia con la ciclicità. Compreremo insieme gli assorbenti, prepareremo anche un pacchetto di emergenza coi suoi, per quando sarà il momento.

E quando mi chiederà nel dettaglio perché si perde ogni mese il sangue le dirò che è un momento bello: è il suo corpo che ha deciso di diventare grande, di andare a ritmo completo con la sua maturità. Le dirò la verità: che sarà una scocciatura perché ti arrivano proprio quando stai per partire per il mare o quando pianifichi un week end di sesso. Le dirò che dopotutto è un bel segno: è il sintomo che tutto funziona, che è pronta per fare ciò che vuole, per le responsabilità grandi. Il momento delle scelte. E subito dopo arriverà la scelta del contraccettivo. Le spiegherò come si usa il preservativo, che esiste quello da uomo e quello da donna. E che è bene che ne abbia sempre con sé. Perché non sai come si presenta l’amore, ma in certi casi, è meglio che non sia proprio nudo del tutto.

Lo spiegherò a lei che è femmina, ma mi piacerebbe che altre madri e padri lo spieghino ai figli maschi. Non perché non si mettano nei guai, ma perché non c’è niente di bello nel sentirsi disprezzata, diversa, incompleta o semplicemente sporca perché si ha il ciclo. Non riguarda solo le femmine: è una realtà che anche i ragazzini devono conoscere e rispettare.

Per non sentirsi dire “Oh, c’hai il filtro del the nelle mutande?”

No, non è un filtro del the.

È un ciclo mestruale, cretino!

Voi? Che parole userete o avete usato? E da ragazzi, come l’avete affrontato?

photo credit: minishorts via photopin cc

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