La morte vista dai bambini è un mondo diverso a seconda delle diverse fasce d’età.
La morte di un amico, un familiare o un conoscente è un evento doloroso e, a volte, difficile da gestire per un adulto… Figurarsi immaginarlo per un bambino.
Si pensa che il bambino sia fragile e incapace di comprendere e affrontare la situazione “morte”, i sentimenti che ne derivano e il dolore ad essi legato, e per tali motivi, in molti casi, gli adulti tendono ad assumere un atteggiamento protettivo nei confronti dei bambini, fatto di mancate spiegazioni, mancata espressione e condivisione delle proprie emozioni, lunghi silenzi, nella speranza che prima o poi, il bambino… dimentichi.
Non sono questi dei buoni metodi per aiutare un bimbo nel superamento di un lutto; al contrario di quanto si pensi, i bambini sono in grado di capire benissimo il concetto di morte e di reagire.
La visione della morte nelle diverse età:
La concezione di morte, assenza, fine, che i bambini possiedono, sono molto diverse da età a età; conoscerle è importante per capire i vissuti del piccolo e aiutarlo nel superamento del lutto.
Prima dei 5 anni la morte è percepita dal bambino come qualcosa di reversibile: la persona morta è come addormentata, può sentire e pensare.
Quando la persona non è fisicamente presente è vissuta come partita per un viaggio dal quale tornerà.
Alcuni bambini si stupiscono molto davanti all’immobilità di un corpo, per esempio di un animale domestico, di un uccellino trovato in giardino o di un piccolo insetto, mostrano stupore e dispiacere, si sentono confusi e non capiscono bene ciò che è accaduto; lo stato nel quale si trova l’animale è paragonabile per loro ad un lungo sonno.
Tuttavia, pur vivendo il concetto di morte come reversibile, il bambino in questa fase sente in modo particolarmente forte l’aspetto della separazione, che può generare in lui una forte angoscia.
Esempio di conversazione con un bambino di 3 anni: – Ma cosa succede quando uno muore – Non si muore – E poi? – Dorme – Ma per quanto tempo? – Boh … tanto tanto tempo… Sempre dorme.- (“La comprensione della morte nel bambino” – R. Vianello, M.L. Marin – edizioni Giunti Barbera, Firenze – pag. 90)
Dai 5 ai 9 anni il bambino associa la morte alla vecchiaia: sono i vecchi che muoiono prevalentemente, non i bambini o i giovani. In questo periodo la morte è rappresentata come una sorta di vita parallela, più o meno simile alla nostra.
Esempio di conversazione con un bambino di 5 anni: – C. si sveglia di notte piangendo, la mamma le chiede cosa è successo e C. – Ho fatto un bruttissimo sogno – Cosa hai sognato? – Che voi eravate morti – Perché? – Perché eravate tanto vecchi e io ero disperata – La mamma la consola, le assicura che i suoi genitori sono ancora tanto giovani e staranno sempre con lei. (“La comprensione della morte nel bambino” – R. Vianello, M.L. Marin – edizioni Giunti Barbera, Firenze – pag. 124).
Dopo i 9 anni, i bambini iniziano ad avere una visione adulta della morte, essa è concepita come evento irreversibile e universale, nel senso che prima o poi accade a tutti.
(nel prossimo articolo vedremo come affrontare il discorso della morte: spiegazioni e giochi che possono aiutare)
Libro consigliato: “
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