Aspettare che il bambino dimentichi la morte di un familiare o parente, come già visto nel precedente articolo, non è la soluzione migliore per aiutarlo a gestire questo triste evento.
Ci sono piccole azioni che aiutano a superare questo momento e altre che sarebbe meglio evitare.
Piccole azioni che aiutano
– Anticipare l’evento: Comunicare al bambino che a breve “il nonno” (o qualunque altra persona) morirà, gli permette di iniziare ad avvicinarsi piano piano alle sue emozioni, al concetto di morte stessa, all’idea che quella persona presto non ci sarà più fisicamente. Conoscere l’evento in anticipo rende, al bambino, la notizia meno drammatica in quanto c’è un po’ di tempo per prepararsi, per iniziare a sperimentare il proprio dolore, per trascorrere del tempo con la persona che se ne andrà, e salutarla.
– La cerimonia funebre: Spesso ci si chiede se lasciare il bambino per quel giorno, altrove, con degli amici o parenti. Al contrario, parlare con lui, spiegargli esattamente cosa succederà, come sarà organizzato l’ultimo saluto al defunto, permette al bimbo di farsi un’idea chiara di come si svolgeranno i fatti, e di scegliere se voler partecipare oppure no al funerale. L’evento non deve essere presentato come uno spettacolo pauroso o brutto, ma come un momento in cui tanta gente vorrà salutare il defunto, un momento in cui saranno persone più tristi di altre, alcune piangeranno e altre no, ci si diranno parole di conforto e si saluterà per sempre il morto. Il bambino potrà così scegliere in autonomia se voler partecipare a questo momento e in che modo, magari portando un fiore, un disegno o un regalino al defunto, o anche dicendo una preghiera. La vicinanza della propria famiglia è per il bambino in questo momento fondamentale e insostituibile.
– Espressione del dolore: in alcune occasioni può essere fondamentale rassicurare il bambino che la morte della persona cara non è dovuta lui, può accadere che i bambini si sentano in colpa per qualcosa che pensano di avere fatto (ex: il papà è morto perché dovevamo andare a pescare insieme e lui non voleva. Quindi io sono cattivo).Rassicurarlo che non è colpa sua gli toglie un grosso peso. Esprimere i propri sentimenti e sollecitare il piccolo a fare lo stesso gli permette di lasciarsi andare, esternare paure, sofferenze, dubbi, alleviare il suo dolore.
Le azioni che non aiutano
– Dire al bambino “non piangere: è come bloccarlo nell’espressione di una sua emozione, è come dirgli “questa emozione non va bene, bisogna solo sorridere, piangere … non si fa”. Al contrario, star lui vicino, in questo momento, accarezzarlo, coccolarlo, lasciare che esprima tutto il suo dolore attraverso le lacrime significa accettare quello che il piccolo sta passando, capirlo, essergli vicino, e dimostrargli che c’è qualcuno accanto che è in grado di sostenerlo e non abbandonarlo in un momento così delicato. Piangere, in ultima analisi, ha anche una funzione liberatoria e calmante; infatti potrebbe accadere che dopo un grosso pianto il bambino si addormenti sfinito.
– Attenzione alle parole: Nel comunicare al bambino il triste evento, ci si può imbattere in frasi “fatte” che possono tornare indietro negativamente come dei boomerang. Per esempio: – “La mamma starà via per tanto tempo”. Implica che dovrebbe tornare anche se quel momento non arriverà mai. Lascerebbe il bambino in uno stan-by di attesa; “La zia è morta perché era malata” potrebbe creare nel bambino paure sull’ammalarsi proprio e dei familiari a lui vicini, meglio dire “La zia è morta perché il suo corpo non funzionava bene”; “La nonna si è addormentata e non si è più svegliata” potrebbe far venire paura del sonno.
Per quanto l’evento “morte” sia doloro per tutti, lo è in modo particolare per i bambini che ancora non conoscono la vita e tutte le sue sfumature. Prestando attenzione ad alcune piccole azioni è possibile aiutare il piccolo nell’affrontare questa difficile situazione.
Film consigliato: “Bounce” – in una breve scena il bambino manifesta la paura che la morte del padre sia stata colpa sua, Buddy, il nuovo fidanzata della madre, lo rassicura che non è così, facendo svanire così la preoccupazione.