Molti pensano che Torino sia una città poco vitale, sonnolenta, con scarsa spinta verso l’innovazione e il cambiamento, niente di più sbagliato: sotto la Mole sono nati e nascono movimenti culturali, festival ed eventi di ogni genere. Negli ultimi mesi si parla sempre di più di una rivoluzione piccola ma non troppo, originata da un piccolo gruppo di genitori che hanno reclamato un diritto destinato forse a cambiare il modello di refezione scolastica anche nel resto dell’Italia: sto parlando del cosiddetto movimento del panino libero. Proviamo a mettere un po’ d’ordine e capire di cosa si tratta in realtà.
La sentenza della Corte d’Appello di Torino, ribaltando la decisione del giudice di Primo Grado, ha sancito il diritto per i 58 genitori ricorrenti (e praticamente per tutti gli altri) di dotare i propri bambini del pasto da consumare a scuola. Stiamo parlando ovviamente della Scuola Primaria e dei bambini che frequentano il tempo pieno. Fino a questa sentenza i bimbi erano costretti a consumare il pasto fornito dal servizio di refezione oppure ad uscire da scuola per il pranzo per rientrarvi successivamente.
La battaglia dei 58 ha origini ben più remote: si tratta infatti del movimento Contro il Caro Mensa che, come suggerisce il nome, è nato qualche anno fa per reazione ad un pesante rincaro delle tariffe della refezione scolastica. La possibilità di portare il pasto da casa era quindi un’opzione in qualche modo secondaria che, a fronte dell’impermeabilità delle istituzioni alla richiesta dei genitori, ha finito per diventare il vero oggetto del contendere. Il 7 ottobre del 2016 inoltre il MIUR ha sbloccato quello che sembrava l’ultimo impedimento, consentendo ai piccoli che consumeranno il pasto domestico di mangiare nei locali dedicati alla refezione, assieme ai propri compagni. Chi non concorda con finalità e obiettivi del movimento propone una serie di argomentazioni di duplice origine, igieniche o etiche:
- Le prime si basano sul timore che introdurre cibi freschi dall’esterno possa creare problemi di allergie o contaminazione, tale rischio non sembra essere ritenuto significativo da alcuna ASL. Per quanto riguarda invece le allergie le maestre già verificano che i bambini non si scambino la merenda e immagino vi siano analoghi controlli nel caso di bimbi con menù particolari.
- Le seconde affondano le radici sull’origine del servizio di ristorazione scolastica, nato per favorire il tempo pieno e la possibilità per molte donne di ritornare a lavorare. Un pasto uguale per tutti i bambini è stato una grande conquista, quando e perché è diventato un onere percepito come gravoso per le famiglie?
Per il momento la situazione a Torino è questa, il movimento del panino libero, che poi panino non è, pare destinato ad estendersi nel resto d’Italia. Cosa ne pensate voi genitori a riguardo? Come vi regolate nelle vostre scuole e nelle vostre città?
Da noi c’è la mensa, uguale per tutti, o con menù alternativo per vari motivi, sia etici che religiosi. Le mie bambine ci stanno solo 2 volte a settimana, le mando così imparano a mangiare anche altre cose che magari a casa non si preparano, un mio limite, e che imparano a conoscere. Certo anche io trovo sia un pochino cara, ma io credo ci sono diversi elementi da tenere conto per quantificare e giustificare il prezoo: pasto caldo, pronto nel senso che non devo comunque prepararlo io a casa, vario e sicuramente equilibrato.