Papà

Come si inserisce il padre nella diade mamma-bambino?

padre-diade-mamma-bambino

padre-diade-mamma-bambinoIl padre davanti a una nuova nascita, soprattutto quando è la prima in famiglia, spesso si trova come isolato rispetto alla diade mamma-bambino che sembra costituire un unicum a se stante e completamente indipendenti.

Però non è così.

Per quanto una madre nei primi mesi di vita sia focalizzata strettamente su suo figlio, soprattutto se allatta al seno e a richiesta, il bisogno di una figura di supporto c’è sempre.

Io sicuramente sono una mamma atipica, una che non ha mai avuto problemi a delegare (magari qualcuno avesse accettato la delega!), che non pensava (e non pensa) di essere l’unica che sapeva fare le cose nel modo giusto e che non ha mai avuto paura che sua figlia si rompesse se la si toccava non come un cristallo di Boemia.

In realtà io mi sento molto tipica e la rete in questo mi è stata di grande conforto perché rispetto alle mie conoscenze in zona ho avuto modo di conoscere molte più madri simili a me.

Ma se appunto è difficile trovare attorno a noi neomamme che facilitino la delega della cura dei figli al padre si capisce come spesso quest’ultimo fatichi a trovare un proprio ruolo.

Un ruolo che invece è molto molto importante perché aiuta il bambino ad affidarsi a più figure genitoriali e che permette alla madre di trovare un nuovo equilibrio fra le varie componenti della sua vita.

Il bambino

Un bambino di poche settimane o pochi mesi vive una sorta di imprinting verso chi si prende cura di lui. Giustamente si lega maggiormente a chi sa che gli sarà di aiuto quando ha un problema (= fame o pannolino in overload :-D ) o quando si sente insicuro e spaventato.

Questo attaccamento condizionerà molto la sua crescita e se il suo unico riferimento, o anche solo fortemente  prevalente, sarà la madre, difficilmente riuscirà ad avere un rapporto di uguale fiducia anche con altri adulti.

Vi racconto un esempio estremo per situazione e tempi ma che rende bene l’idea: mio padre nacque a novembre del 1940 e mio nonno, partito per la guerra a gennaio di quell’anno dopo pochi giorni dalle nozze con mia nonna, lo vide solo quando aveva sei mesi e poi divenne solo una foto ingiallita o il nome in un racconto e in una preghiera per i successivi sei anni.

La guerra, il tentativo di tornare in Italia dopo l’8 settembre attraversando Albania e Jugoslavia e infine la cattura, il rifiuto di unirsi ai nazisti e l’internamento in campo di concentramento.

Ci vollero mesi perché accettasse davvero che quell’uomo magro che si presentò sul viale di casa quando aveva sei anni era suo padre.

Ma la cosa che più mi ha colpito è che per tutta la vita non ha mai detto a lui le cose direttamente. Se c’era una comunicazione da fare, una decisione da prendere, il tramite era sempre mia nonna. E non lo ha mai chiamato papà. Non che non si parlassero ovviamente o che non si volessero bene, ma non gli ho mai sentito pronunciare la parola “papà” rivolta a mio nonno.

È quindi fondamentale che il padre diventi intercambiabile, almeno in buona dose, con la madre proprio per il bene del bambino.

E no, in casa mia non è andata così, e ora il paparino si offende se Ida quando è in crisi vuole solo me. E pensate che io ci avrei fatto la firma a delegare!

La madre

I primi quindici giorni dopo il parto non si augurano al diavolo

Non è una citazione dotta ma è talmente vera che questa frase, detta da un’amica del corso preparto quando ci ritrovammo con la nostra ostetrica dopo che tutti i bimbi erano nati, merita lo status di frase da ricordare.

Fra stanchezza, dolori vari, allattamento a richiesta o struggimenti per il latte che non c’è (che non è la fine del mondo), pianti, coliche, reflusso…no, non è un periodo facile per una madre.

E a volte noi madri abbiamo davvero bisogno di essere salvate, anche da noi stesse. Dal nostro bisogno di controllo, dal nostro senso ingiustificato di inadeguatezza, dalla stanchezza e dalla sensazione di non appartenerci più.

Il padre in questi casi è fondamentale e deve riuscire a dare un supporto pratico ed emotivo alla propria compagna per farla sentire contemporaneamente competente e non indispensabile.

Facile? No, non ce la raccontiamo.

Necessario? Di sicuro.

E voi papà come vi comportate in questo senso? Ce l’avete fatta?

photo credit: www.photographybyjoelle.com via photopin cc

You Might Also Like

Rispondi