Le politiche per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro sono state sviluppate per evitare che i temi dell’occupazione e della famiglia siano in contrapposizione tra loro.
Già la legge 53/2000 ha rappresentato un punto di svolta con l’obiettivo di promuovere un equilibrio tra i tempi di cura, di lavoro, di formazione e di relazione (sono stati istituiti i congedi parentali, l’estensione del sostegno ai genitori di portatori di handicap e le misure a sostegno della flessibilità di orario).
Con le norme successive è stata creata una commissione per evitare la discriminazione tra donna e uomo e favorire la conciliazione ed è stata introdotta la figura della Consigliera Nazionale di Parità.
Sono state inoltre siglate molte intese con l’obiettivo di sostenere l’aumento dell’occupazione femminile, sottolineando più volte l’importanza della flessibilità dei tempi e degli orari di lavoro, tanto nell’interesse dei lavoratori stessi che dell’impresa.
Anche l’entrata in vigore nel 2012 dell’ultima Riforma del mercato del lavoro ha introdotto novità sulla tutela della genitorialità, ed infine la legge di stabilità 2013, modificando il D. Lgs. 198/2006 (Codice delle pari opportunità), ha introdotto l’obbligo dello scambio di informazioni disponibili con gli altri organismi europei a carico degli organismi di parità, ed ha esteso il divieto di discriminazione tra uomo e donna per l’accesso al mondo del lavoro, all’ampliamento di un’impresa e all’avvio/ampliamento di una attività professionale autonoma.
Ma queste politiche e normative sono secondo voi efficaci per risolvere il problema? Bastano le norme esistenti per creare una vera politica di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro? O forse il nostro Paese non è ancora culturalmente maturo per parlare di un traguardo raggiunto?
La normativa italiana si è davvero data da fare per cercare di creare equilibrio tra le tematiche della casa/famiglia e del lavoro, ma cosa servirebbe ancora?
Quali sono le vostre idee in merito? E le proposte?