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Come nella casa di Babbo Natale: in visita alla Quercetti di Torino

 

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C’era una volta un chiodino… potrei iniziare in questo modo il mio resoconto della bella visita alla sede della Quercetti a Torino, ma non è proprio così. Perché se è vero che il chiodino è il gioco più famoso della fabbrica di giocattoli con sede nella mia città, è anche vero che nella storia, nell’attualità e nel futuro di questa azienda c’è questo e molto altro.

quercettiLa prima cosa che colpisce visitando la Quercetti è il fatto che la sua sede di Corso Vigevano è il luogo dove tutto accade: qui i giocattoli vengono ideati, viene sviluppato il prototipo e gli stampi necessari per la produzione. Una volta realizzati, i prodotti sono confezionati e spediti da questo stesso indirizzo per andarsene in giro per l’Italia e per il mondo. Ma ovviamente non è tutto così semplice: tra l’immaginare e il fare ci sono di mezzo corsi e ricorsi, valutazioni e rettifiche di un processo che, più che lineare, vede il concorso di tante teste e competenze diverse. Ovviamente il fatto di essere tutti fisicamente nel medesimo luogo rende possibile una bella sinergia tra le diverse componenti. Molti giochi rimangono progetti su carta e non verranno mai prodotti, altri li troveremo nei negozi in tempi più o meno brevi.

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La seconda cosa che mi ha impressionata è il fatto che, durante il bel giro da curiosa che sono riuscita a fare, ho visto giocattoli ovunque: vecchi, nuovi, attaccati alle pareti e appesi in officina, sono evidentemente fonte di ispirazione e di allegria per chi guarda e, immagino, per chi lavora in questo ambiente stimolante.

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I punti di forza

img_2803L’ispirarsi al passato è uno dei punti di forza della strategia di Quercetti, perché in fondo i bambini giocano sempre allo stesso modo e, anche se i piccoli di oggi ci sembrano sempre più ipnotizzati di fronte agli schermi, la verità è che si divertono facendo le stesse cose intuite da Alessandro Quercetti quando, nel 1950, da progettista presso la Inco Giochi, decise di fondare la propria azienda. L’altra caratteristica che distingue questo marchio, oltre al fatto non trascurabile di produrre esclusivamente in Italia, è l’approccio nei confronti del marketing. La filosofia è che a scegliere i giochi per i piccoli debbano essere i genitori, che ne devono valutare il valore educativo; per questo Quercetti non investe in pubblicità televisiva ma preferisce canali alternativi. Tra questi ovviamente il passaparola e le collaborazioni utili a far conoscere la qualità e l’ispirazione dei prodotti.

 

 

Pixel Art e Design

Negli ultimi anni Quercetti ha tirato fuori un vero e proprio asso nella manica trasformando i chiodini in un gioco anche per grandi. La versione Pixel art, che ha impiegato ben due anni prima di venire alla luce, dà la possibilità di riprodurre fotografie e immagini con realismo impressionante attraverso chiodini di soli 6 colori.

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L’effetto è stupefacente, da lontano sembra di guardare una foto e avvicinandosi ci si rende conto dell’operazione che l’occhio e il cervello compiono nel visualizzare le forme ma soprattutto nel ricomporre le diverse sfumature di colore. Il tempo che è stato necessario per mettere a punto chiodini della giusta forma e dimensione è stato ampiamente ripagato: Pixel art è un gioco non gioco che diventa passatempo e trasforma l’opera finale in un oggetto di design e arredamento. A proposito di design: secondo voi una pista per biglie può diventare un’opera di design? Il Migoga Junior della Quercetti, veramente bellissimo nella sua essenzialità, è un concorso per ricevere il Compasso d’Oro, importante premio dedicato al design industriale. Non è poco sapere che gli oggetti con cui giocano i nostri bimbi sono stati studiati con tale cura da ricevere riconoscimenti per l’armonia e la forma.

Sono veramente moltissime le cose che ho voglia di raccontare su questa bella realtà, e non è detto che non lo faccia in qualche altro post. E voi? Sapevate che la fabbrica di Babbo Natale ha in realtà sede a Torino?

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