Quando ero bambina di fronte ai “no” dei miei genitori mi dicevo che da grande non avrei mai privato della libertà di espressione/decisione/esperienza i miei figli. Oggi che di anni ne ho praticamente 40 (non ditelo troppo in giro) e di figli ne ho due, spesso e volentieri mi ritrovo a fare e dire le stesse identiche cose che i miei ripetevano a me e alzi la mano chi non ha mai pensato questa cosa.
Poi però penso: e no cavolo, io facevo anche molte più cose dei miei figli. Ero più spericolata, avevo questa perenne visione del guardare il mondo a testa in giù che non necessariamente voleva dire camminare coi piedi per aria.
Vivendo in un paesino di 3000 anime ci si conosceva tutti, c’erano meno automobili in circolazione, meno cemento… e bla bla bla, vivevo per strada perché non avevamo il cortile e questa cosa mi permetteva di esplorare e conoscere il piccolo mondo vicino a casa, aiutandomi ad avere sempre la percezione che nelle cose ci sono più visioni, più facce o soluzioni, la libertà di guardare il mondo dal mio punto di vista.
Più #upsidedown e meno rompiscatole
Insomma oggi rispetto a ieri è tutto diverso e di fantasia e di visione sottosopra ce ne vuole per avere il coraggio di far rischiare a vivere le proprie esperienze nostro figlio. Dai diciamocelo, è facile guardarlo al parchetto del quartiere mentre va sull’altalena, o gioca allegramente sul dondolo, ma vederlo arrampicarsi come una scimmia sullo scivolo, dal basso verso l’alto e lasciarsi andare con le braccia a penzoloni, a me, che comunque mi reputo una molto easy, personalmente genera quel non so che di cuore batti cuore poco piacevole. Senza parlare di quando decide che la staccionata di casa è la parete per free climbing da cui poi fare bungee jumping senza imbracatura ovviamente.
Dalla fiducia nasce il coraggio e la libera espressione
Quindi sembrerebbe che oggi, rispetto a ieri, noi genitori, siamo più chiocce soffocando i nostri figli e privandoli della loro libertà di espressione (almeno io lo sono senza dubbio più di quanto non lo siano stati i miei genitori). Dovremmo dunque lasciare che il bambino scopra le proprie capacità e i propri limiti, assumendosi dei rischi e provando soluzioni alternative e perché no, magari guardando proprio il mondo a testa in giù; e noi dovremmo cercare di mantenere una “sana e serena reazione”, fingiamo di possedere tutti l’aplomb favolosamente inglese, e dimostriamoci fiduciosi così da non poter far altro che infondere coraggio nella scoperta eribellione nel conformismo per renderli bambini sicuri e unici.
Non so voi cosa ne pensiate magari mi prendete per folle e vi prego di lasciarlo pure scritto nei commenti :)
Ora devo ringraziare Drundknmunky che con la sua campagna #upsidedown mi ha dato la possibilità di riflettere su questa cosa sposando appieno la filosofia di vivere ribelle e anticonvenzionale guardando il mondo a testa in giù e insegnarla ai miei figli perché crescano bambini più sicuri e migliori.
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