C’era una volta un bambino con un libro di carta
Se ci si sofferma nelle corsie dei centri commerciali adibite alla vendita di giocattoli per bambini, e si osservano i prodotti esposti, è facile accorgersi di come la società si sia evoluta, e con essa anche le offerte “educative e ludiche” dedicate ai più piccoli. I reparti riservati all’editoria e ai libri di carta da colorare o leggere, si fanno sempre più ridotti, i balocchi in legno difficili da trovare e sostituiti in gran numero da giocattoli in plastica iper tecnologici dotati di luci suoni e colori. Sugli scaffali scintillano libri parlanti, baby tablet, fattorie elettroniche che riproducono i versi degli animali, giocattoli multilingua, in italiano e anche in inglese; la televisione, dal canto suo, propone programmi creati ad hoc anche per bambini di pochi mesi, e il tutto sembra essere creato per aiutare i più piccoli a imparare precocemente e sviluppare le proprie abilità intellettive.
Osservando con curiosità molti giocattoli in vendita, ho notato come essi sembrino simulare la presenza di un compagno di giochi con il quale il bambino interagisce: le voci parlanti che danno istruzioni sul compito da eseguire o i libri che raccontano storie permettono ai piccoli di giocare con un compagno virtuale, pur essendo però da soli. E questo con un grande vantaggio per mamma e papà che possono dedicarsi ad altro.
Ma cosa ne pensano gli esperti del settore? Chi lavora quotidianamente con i bambini, chi studia i loro processi evolutivi, chi si occupa dell’infanzia da un punto di vista psicologico e medico? Le opinioni sono molte e differenti tra loro. Mentre il mondo evolve sempre più in una direzione “futuristica” qualcuno non condivide questa visione.
Ecco qualche parere controtendenza:
- Alcuni psicologi dell’età evolutiva affermano che i giochi semplici, quali palle, bastoni, fogli di carta e cartoncini permettono al bambino di sollecitare e far emergere il proprio mondo interiore molto più di quanto facciano i giocattoli elettronici. A tal proposito, posso affermare che lavorando da molti anni con bambini e adolescenti, ho constatato proprio questa tendenza, ovvero, che essi si abituano a seguire le istruzioni date dagli ma facciano molta fatica a proporre e far emergere le proprie personali risorse creative e intellettive.
- Studiosi, affermano che sollecitare i bambini con programmi che prevedono intense stimolazioni diventerebbe fonte di inutile stress per un bimbo in età evolutiva; inoltre l’esposizione a cartoni animati, programmi tv, baby-tablet o giocattoli interattivi promuovono in loro un atteggiamento passivo anziché sollecitare la loro attività. Alcuni studiosi avvertono di stare molto attenti ad esporre i bambini al di sotto dei tre anni a schermi quali tv e computer in quanto essi possono causare danni all’attenzione e al comportamento.
- Altri esperti del settore mettono in guardia rispetto a giochi che producono suoni troppo forti e compressi in quanto, è emerso da alcune ricerche che essi sono risultati dannosi per l’udito dei bambini molto piccoli. Inoltre da un punto di vista fisico e posturale, c’è chi sconsiglia di lasciare che bambini, non ancora in grado di padroneggiare una corretta postura seduta, restino seduti a lungo per fissare il monitor di un gioco. Essi incoraggiano invece a lasciarli liberi di esplorare il mondo circostante.
- Tal altri psicologi evidenziano come il particolare interesse per lo sviluppo dell’intelligenza dei bambini sia un valore molto radicato ed anche stimolato all’interno della nostra società, in cui si dà molta attenzione alle performance individuali, e dove il successo riveste un ruolo da protagonista; tendenza però, che non necessariamente si rivela positiva per i nostri futuri “uomini”.
Le opinioni sopra riportate, vogliono essere uno spunto su cui riflettere, o una indicazione per una scelta al giocattolo compiuta in modo più responsabile sia da un punto di vista salutistico ma anche affettivo e relazionale.