Da quasi vent’anni ormai l’Unione Europea incalza sulla necessità di misure di work-life balance sia nell’ambito dell’organizzazione famigliare (condivisione del lavoro di cura), sia nell’ambito dei luoghi di lavoro (voucher, flessibilità oraria), sia in ambito territoriale (piani degli orari, servizi). Il tema è entrato da anni nell’agenda sociale e politica italiana, ma pare non sia ancora diventato fulcro delle politiche sociali e lavorative.
Infatti anche il Presidente Letta, in un discorso alla Camera di qualche giorno fa, ha ricordato che sino ad ora sono state approvate misure a favore dell’occupazione delle donne che “non valorizziamo come dovremmo”.
Si spera che ad invertire questa tendenza possa contribuire l’anno europeo della conciliazione lavoro-vita familiare 2014 che cade nel semestre della presidenza italiana, e pare che proprio il nostro Paese abbia forte necessità di investire maggiormente sulla tematica: secondo il rapporto Bes (Benessere Equo Sostenibile) l’Italia ha infatti uno dei divari di genere tra i più elevanti nell’Unione Europea.
L’anno della conciliazione dovrebbe proprio avere lo scopo di sensibilizzare circa le politiche specifiche negli Stati membri, sollecitando l’ottenimento di un rinnovato impegno politico per rispondere ai problemi che interessano le famiglie, in particolare quelli correlati alla crisi economica e sociale. Attraverso l’anno prossimo, si spera anche di contribuire a raggiungere gli obiettivi europei per il 2020, che mirano a sottrarre almeno venti milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione sociale: proprio mettendo in campo politiche di conciliazione e di condivisione dei carichi di cura, si potrà rilanciare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e rafforzare l’uguaglianza di genere.
Secondo voi questo 2014 “conciliante” sarà veramente utile come nelle intenzioni dell’Unione Europea?